Le due facce dell’aggressività

Le due facce dell'aggressivitàQuando si parla d’aggressività, tutti pensano all’aspetto distruttivo di questo sentimento: e cioè il desiderio di distruggere, ferire, umiliare e di ottenere quello che si vuole a scapito dei diritti degli altri. Ma l’aggressività, espressa in modo adeguato, può essere una forza costruttiva. Sto parlando di quella sana dose d’aggressività che permette di affermarsi e di difendere i propri diritti senza ovviamente ledere i diritti degli altri.

Questo tipo d’aggressività costruttiva viene chiamata dagli psicologi “assertività“.

Troppo buono?

Alcune persone non riescono ad esprimere la propria aggressività anche quando sarebbe naturale e giustificato farlo. Sono quelle persone che vengono considerate dagli altri ” troppo buone“, che non riescono a difendere i propri diritti e che, piuttosto che discutere, preferiscono lasciar perdere.

Se ti riconosci in questo ritratto e appartieni al club di ” quelli che non si arrabbiano mai “, forse, hai dei problemi con la tua aggressività.

Nel seguente paragrafo troverai un elenco di comportamenti passivi e non assertivi, se ti riconosci in alcune delle situazioni proposte, devi imparare a comportarti in modo più deciso.

Comportamenti passivi:

* In un negozio cedi  alle insistenze del commesso e finisci per comprare qualcosa che non ti piace o non ti serve.

* Tempo fa hai prestato ad un tuo amico dei soldi che non ti ha ancora restituito. Ora questi soldi ti servirebbero ma non riesci ad affrontare l’argomento perché hai paura che il tuo amico si offenda.

* In un locale in cui è vietato fumare, qualcuno ti fuma in faccia  e tu sei asmatico/ reduce da una bronchite/ non sopporti il fumo, ma preferisci lasciar correre e non dire niente.

* Il tuo partner ti chiede delle prestazioni sessuali che giudichi sgradevoli ma lo accontenti ugualmente perché hai paura che se non lo accontentassi, lui si cercherebbe un’altra donna.

* Vorresti andare a vivere da solo ma quando lo comunichi ai tuoi, tua madre scoppia in un pianto disperato, così tu rinunci a vivere la tua vita per non dare un dispiacere a tua madre.

* Un tuo amico/ parente/ fidanzato fa qualcosa che ti dà molto fastidio ma tu preferisci lasciar correre piuttosto che affrontare l’argomento.

* Il tuo capo ti fa una scenata per un errore che non hai commesso, tu che hai un reverenziale timore dell’autorità, non riesci a reagire e ti sorbisci la scenata zitto e a capo chino.

* Non riesci a dire di no quando ti chiedono un favore, così ti ritrovi spesso a fare cose che non hai nessuna voglia di fare.

* Non ami più la tua fidanzata ma non hai il coraggio di lasciarla, ti comporti in modo distratto e passivo nella speranza che sia lei a lasciarti.

Perché non riesco a farmi valere?

Forse non ci crederai mai: ma le persone che non riescono ad esprimere la propria rabbia sono quelle più arrabbiate di tutti! Chi non sopporta il minimo conflitto, è perché sente di avere dentro di sé una fortissima carica di rabbia e questo lo spaventa: ha paura che se tirasse fuori la sua aggressività potrebbe distruggere tutto e tutti. Nei casi più gravi, la persona è così spaventata dalla propria aggressività, che si difende da questa consapevolezza, diventando incapace di arrabbiarsi. A livello razionale chi non si arrabbia mai, può credere di essere una persona pacifica, spirituale e altruista ma a livello inconscio ribolle di rabbia!

In questo caso, gli impulsi aggressivi, essendo inaccettabili, rimangono relegati nell’inconscio e si esprimono in modo ” contorto”con attacchi d’ansia, depressione, malattie psicosomatiche o pensieri ossessivi.

Si può eliminare l’aggressività?

L’aggressività è uno dei nostri istinti senza il quale non potremmo sopravvivere. Quindi, non si può eliminare l’aggressività. Purtroppo quando la rabbia non viene mai espressa ( sto parlando di esprimere la rabbia in modi accettabili) diventa un rancore cronico, insidioso e gigantesco che rovina rapporti e relazioni.Chi accumula rabbia, prima o poi esplode. I serial killer, spesso descritti come persone miti e inoffensive, sono un buon esempio di questo meccanismo. Ovviamente sono casi eccezionali, ma chi non si arrabbia mai, esprime ugualmente la propria aggressività solo che lo fa in modo indiretto e  poco efficace.

Modi contorti per punire gli altri e se stessi.

1) Depressione: l’altra faccia della rabbia.

Chi non sia si arrabbia mai, in realtà dirige la propria rabbia verso se stesso. In genere il troppo buono, quando viene maltrattato, si deprime con pensieri di questo tipo.”. Se gli altri mi trattano male, è perché c’è in me qualcosa che non va. Non sono abbastanza bello/ interessante per meritarmi l’amore e il rispetto degli altri.  Se sono trattato come uno zerbino, è colpa mia”.

Spesso chi non si arrabbia mai, soffre di depressione, ansia e attacchi di panico. Questi disturbi in realtà possono rappresentare un inconscia forma di rivalsa verso gli altri. Un esempio: la casalinga che si sente schiavizzata da marito e figli, cade in depressione e diventa incapace di badare alla casa e alle faccende quotidiane. Marito e figli saranno così costretti a darle quell’aiuto e le attenzioni che prima le negavano.

2) Disturbi psicosomatici.

Quando non si esprime mai la rabbia, può essere il nostro corpo a farne le spese con un corteo di disturbi psicosomatici quali cefalee,  ulcere, eczemi, gastriti,bruxismo ( digrignamento dei denti durante il sonno) e quant’altro.Anche i disturbi sessuali possono entrare in questa categoria : la persona si nega sì il piacere ma allo stesso tempo lo nega all’altro.

3) Comportamenti passivo aggressivi.

Una persona poco assertiva non riesce a dare dei limiti, di conseguenza sul lavoro, in famiglia e nelle relazioni con gli altri, finisce per sentirsi costretta a dare di quanto vorrebbe e questo gli provoca del risentimento. In questi casi la persona esprime la sua rabbia  sotto forma di comportamenti passivo aggressivi.

I comportamenti passivo aggressivi sono dei comportamenti apparentemente inoffensivi il cui scopo inconscio è quello di comunicare rabbia e risentimento. Tipici comportamenti passivo aggressivi sono le dimenticanze, i ritardi, le ” distrazioni”, le lamentele.  Un esempio? Marco non ha il coraggio di dire di no al suo capo che gli chiede l’ennesimo straordinario non pagato, peccato che “casualmente” commetta molti errori di “distrazione” sulla relazione a cui sta lavorando.

Un altro esempio: Silvia deve andare a prendere l’amica per andare ad un concerto che non ha nessuna voglia di sentire .Peccato che nell’andare a prendere l’amica, sbagli strada e arrivi a casa sua con un ora di ritardo.

Le persone ” troppo buone” temano che esprimere il proprio disaccordo possa ferire gli altri, e non si accorgono che alcuni dei loro comportamenti possono ferire gli altri molto di più di una discussione.

Le relazioni del ” troppo buono”.

Le relazioni di chi non si arrabbia mai  sono spesso poco equilibrate. Infatti chi non riesce ad esprimere la propria aggressività, non riesce nemmeno a far  rispettare le proprie esigenze. Pur di evitare il conflitto con l’altro, il “troppo buono” accetterà tutto o quasi , salvo poi sentirsi sfruttato e avere l’impressione di dare molto e ricevere poco in cambio.

E in effetti chi ha questo tipo di problematiche , spesso non riceve quanto meriterebbe perché non chiede nel modo giusto. Inoltre ” il troppo buono” tenderà ad ignorare gli atteggiamenti dell’altro che gli danno fastidio ma ,ignora una cosa oggi, ignora una cosa domani, si troverà con una montagna di cose che non gli vanno bene.  Così mentre l’amico o il fidanzato è convinto che tutto vada a meraviglia, il ” troppo buono” accumula rancore e risentimento.

Il rischio è che con il tempo , il ” troppo buono” finisca per stancarsi della  relazione, magari da un giorno all’altro. Lasciando il partner sorpreso e  incapace di capire quanto successo.

Dott.ssa Anna Zanon

Fonte: http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/troppo_buono_impara_ad_essere_assertivo.aspx