Quante sono le emozioni?

Quante sono le emozioni?

Secondo te quante sono le emozioni?

Prova a rifletterci per un attimo.

Se ci hai provato ti sarai reso conto che non è facile determinarlo. Perché?

Perché è difficile definirle, sono entità così complesse e sfaccettate da renderne difficile la classificazione.

Il tentativo di contare e identificare le emozioni è stato più volte intrapreso. Non si è giunti ad una classificazione unanimemente accettata. Le differenze sono dovute non solo alla soggettività intrinseca dell’operazione ma anche dall’innumerevole numero di parametri che possono essere presi come base per la loro categorizzazione.

Mettiti ancora alla prova.

Secondo te, quale potrebbe essere un parametro efficace per l’identificazione e la conta delle emozioni di base?

… forse sei arrivato alla stessa conclusione dei molti che hanno affrontato scientificamente questo tema: l’espressione del viso.

In effetti sono patiti da lì Sylvan Tomkins, Paul Ekman, Nico Frijda, Robert Plutchik per ricordarne solo alcuni.

L’espressione del volto non è l’unico elemento che è stato preso in considerazione.

Philip Johnson Laird Keith Oatley, ad esempio, hanno considerato le emozioni rivolgendo l’attenzione alle parole utilizzate per descriverle.

Jaak Panksepp si basò addirittura su esperimenti basati sulla stimolazione elettrica del cervello e in particolare osservaò i comportamenti che scaturivano da questa stimolazione.

Ma non c’è dubbio che l’espressione del viso è l’indicatore più evidente delle emozioni provate da un’individuo.

Vogliamo fare un altro esperimento?

Guarda l’immagine qui sotto e prova a etichettare ciascuna foto con un’emozione.

http://emozioni.piuchepuoi.it/UserFiles/Image/EmozioniBlind.JPG

Fatto?

Allora vai in fondo all’articolo e controlla le tue risposte.

Sono pronto a scommettere che sei stato capace di collegare correttamente l’emozione all’immagine che la rappresenta.

Non so se hai notato un particolare importante. Le immagini riproducono visi di persone appartenenti a etnie diverse.

Verso la fine degli anni ’60 Paul Elkman si reco presso una popolazione sperduta della Nuova Guinea, i Fore, raccontò ad alcuni personaggi alcune storie legate a emozioni particolari, mostrò delle foto simili a quelle riprodotte qua sopra ma di individui americani e chiese ai soggetti di indicare l’immagine che associavano alla storia. Poi tornò in america e fece lo stesso con alcuni soggetti americano cui però mostrò immagini di volti dei Fore. Indovinate cosa successe. Le stesse storie venivano associate a visi che esprimevano la stessa emozione.

Conclusione: le emozioni, quelle fondamentali, sono indipendenti dalla cultura, sono innate o così antiche da discendere dai nostri progenitori comuni.

D’altronde, come è stato osservato, anche i neonati o i bimbi non vedenti dalla nascita, mostrano espressioni tipiche riconducibili a queste emozioni.

Ma torniamo alla domanda di partenza. Quante sono le emozioni?

Robert Plutchik e Nico Frijda, basandosi, oltre alle espressioni del volto, anche su azioni più ampie e segnali del corpo arrivarono a identificare otto emozioni fondamentali: http://emozioni.piuchepuoi.it/UserFiles/Image/ModPlutchikUnaDim.JPG

Queste sono quelle presenti anche agli scalini più piani bassi della scala evolutiva.

La classificazione di Plutchik è quella che ha avuto più successo, anche perchè non si basa solo sull’elenco delle emozioni fondamentali ma su un vero e proprio modello che rappresenta bene le osservazioni della realtà e quindi ha resistito a molte verifiche sul piano empirico.

Il modello diventa molto intuitivo se rappresentato su tre dimensioni in questo modo:

http://emozioni.piuchepuoi.it/UserFiles/Image/ModPlutchik.JPGCome vedi le emozioni fondamentali sono poste a metà della figura tridimensionale.

Noti qualcosa di particolare nella loro sequenza?

Ti do un indizio. Prendi un’emozione e guarda quella posizionata all’opposto.

La loro sequenza non è casuale ma segue una logica “polare”:

Angoscia -> Estasi

Odio->Adorazione.

Quindi la prima dimensione del modello è la polarità.

Cosa accade se ci si muove sopra o sotto l’emozione fondamentale? Troviamo delle etichette che identificano delle emozioni simili a quella fondamentale di partenza ma caratterizzate da una intensità minore (verso il basso) o maggiore (verso l’alto). Ad esempio togliendo intensità alla tristezza si arriva alla malinconia, mentre aggiungendone quello che si prova è angoscia.

La terza ed ultima dimensione è la somiglianza. Più vicine sono le emozioni più si assomigliano.

Mischiando emozioni diverse se ne producono delle altre. Ad esempio cosa ottieni mischiano gioia e sorpresa? Un’emozione che potremmo definire delizia. E miscelando aspettativa e paura? Come ti definiresti quando provi paura per qualcosa che ti aspetti che accada? Sì, ansioso. Ecco mischiando aspettativa più paura si arriva all’ansia.

Interessante vero?

Plutchik definisce quelle descritte sopra diadi terziarie in quanto sono generate dal mescolamento di emozioni separate da tre gradi di somiglianza: aspettativa – 1) disgusto – 2) dispiacere – 3) paura

Sapresti identificare le diadi secondarie?

Naturalmente sono quelle separate da due gradi di somiglianza;

Ad esempio:

gioia+paura= ….

tristezza+paura=….

e quelle primarie:

gioia + accettazione= ….

paura+ sorpresa = ….

Sapresti identificare quali sono le emozioni che derivano dalle combianzioni indicate qua sopra?

Provaci e confronta le tue risposte con le soluzioni che trovi in fondo all’articolo.

Le emozioni fondamentali hanno un’origine evolutiva: chi provava queste emozioni aveva più probabilità di sopravvivere. Pensa ad esempio alla funzione paura di fronte ad un predatore.

Quelle che derivano dalla fusione fra le emozioni elementari, sopratutto quelle meno simili e quindi più distanti, sono tipiche delle specie più evolute. Richiedono infatti una componente cognitiva. Cosa significa? Significa che si provano laddove è presente una capacità di riflettere sulle proprie emozioni.

Da tutte le combinazioni possibili derivano le diverse sfumature degli stati d’animo che conosciamo.

Cosa te ne pare, è un modello affascinante e convincente, vero? Tu cosa ne pensi? Fammelo sapere lasciando un tuo commento.

Come possiamo trarre beneficio da queste informazioni?

Intanto, sappiamo che ci sono emozioni che non nascono da un mero processo biologico, quelle dove l’amigdala e altri componenti del cosiddetto sistema libico ci mettono lo zampino, ma pur basandosi su questo richiedono un processo cognitivo. Si può dire,dunque, che sono create “grazie” al contributo dalla nostra mente.

Bene, per prima cosa, se noi, con la nostra mente, con i nostri pensieri, siamo capaci di generarle perché con gli stessi strumenti non dovremmo essere altrettanto capaci di controllare quelle che non giocano a nostro favore? E perchè non dovremmo essere altrettanto capaci di generare “a comando” quelle più produttive per noi in un dato momento?

Secondo, se conosciamo delle tecniche per ridurre l’intensità delle emozioni, possiamo utilizzarle per passare ad esempio dall’odio, alla noia o dall’angoscia alla malinconia. Sarebbe comunque un bel passo, no?

Lo scopo degli articoli di questa rubrica è proprio quello di esplorare quante più tecniche possibili per farlo. Se tu ne conosci già qualcuna lascia il tuo contributo con un tuo commento.

Eugenio

Soluzioni


Espressioni e Emozioni

http://emozioni.piuchepuoi.it/UserFiles/Image/EmozioniRisposte.JPG

 


 

Diadi secondarie

Gioia + paura = senso di colpa

Tristezza+ paura = risentimento

Diadi primarie

gioia + accettazione= amicizia

paura+ sorpresa = allarme

autore: Eugenio Guarino

fonte: www.piuchepuoi.it